martedì 21 ottobre 2014

Ebola e il contagio della paura universale




di Elisa Mauro 



Anno 2014. Finisce una guerra, ne inizia un’altra. Le zanzare non smettono di pungere. Come cinquant’anni fa, anzi – se possibile – è ancora peggio. Anno 2014. Persa la battaglia contro la fame di lavoro e di società civile, si comincia a intravedere un altro campo di battaglia che appare ampio, lungo, oltre che impervio. Non ne sentivamo il bisogno. Onestamente. Anno 2014. E come l’anno precedente l’Occidente trema. Per qualcosa che si conosceva anche cinquanta anni fa, ma che non destava così prepotente l’attenzione/disattenzione dei potenti e, quindi, la nostra. Mentre ancora Sars e Aviaria vivono latenti da qualche parte del pianeta, l’odore di un’altra terribile minaccia comincia a bruciare nelle nari. Questa provoca febbre alta, forti dolori addominali e muscolari, spossatezza e letali emorragie. Provoca la contaminazione incessante, il passaparola virale, il contagio della paura mondiale. La sua infezione è velocissima e la sua virulenza troppo alta per essere sottovalutata. È Ebola, il virus che dall’inizio di questo faticoso 2014 sta facendo tremare l’Africa occidentale, e piano piano l’Occidente e il suo notorio savoir-fair. Niente di personale, fa sapere il virus. Ebola aveva solo voglia di far concentrare l’attenzione dei potenti su qualcosa di nuovo, di diverso. Non che in Africa non si muoia sempre per qualcosa, vedi Aids e altre malattie infettive: questo lo sapevamo tutti e sapevamo anche che per difendere la popolazione pochi passi avanti sono stati fatti. Ma “L’ebola – fa sapere Josè Manuel Barroso dal vertice Asem a Milano - può diventare una catastrofe umanitaria”. Non un problema circoscritto all’origine, dunque, ma una sorta di ferrovecchio che, senza farsi vedere, in una notte, in una manciata di ore, ha legato mani e piedi agli altri continenti, escluso quello nero, che non è nuovo a queste terribili prigionie. I governi centrali e locali stanno sottovalutando il problema. No, altri dicono che in realtà lo stanno sopravvalutando. Fatto sta che da qualsiasi punto di vista si osservi, questa nuova ondata di paura o di veleni fa sudare l’Occidente fino a rendergli le forze inesistenti, neanche godesse normalmente di ottima salute. E quindi Barack Obama dall’America ci tiene a costituire al più presto un tavolo programmatico di supermentati che vengano messi nella condizione di risolvere quanto prima questo increscioso ostacolo o, al più, anzi al meno, ridurre le conseguenze fin qui già maturate dal contagio. E mentre l’Oms dichiara il Senegal ufficialmente guarito dal rischio del contagio nazionale, insieme alla Nigeria, che a breve terminerà il periodo di osservazione del virus su ulteriori casi, resta da tener presente che il vaccino per Ebola non sarà pronto per un suo utilizzo su vasta scala. Già. Una cosa voluta, sperata o improvvisata? In qualsiasi modo vogliamo far tacere o far parlare il nostro diavoletto cospiratore, è l’anno 2014 e anche oggi continuiamo a temere il rischio di un contagio universale.


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