martedì 21 ottobre 2014

Un pallido centrodestra asseconda Renzi pigliatutto



di Aldo Di Lello 


Uno strano attacco di accidia, una incomprensibile rassegnazione sembrano in questo momento attraversare il campo del centrodestra (o di quel che ne rimane). Dall'Ncd  alla Lega e a FdI, passando ovviamente per Forza Italia, non giungono segnali di riscossa. Inerti, confusi, minimalisti, tutti assistono senza colpo ferire al tentativo renziano di trasformare il Pd nel partito pigliatutto della politica italiana. L'idea del premier-segretario è quello di un partito a vocazione "maggioritaria", capace cioè di raccogliere consensi trasversali, sia in senso politico sia in senso sociale. "Il Pd - ha spiegato Renzi nel corso dell'ultima Direzione -  deve essere un partito che si allarga. Reichlin lo ha chiamato il partito della nazione. Deve contenere realtà diverse". Più che un "partito della nazione" (il quale dovrebbe partire da un grande progetto per l'Italia), quello di Renzi appare in verità un partito idrovora, sostenuto dall'affabulazione del leader e dal senso di emergenza diffuso nella nostra società.
Si può certo osservare che, quello renziano, potrebbe rivelarsi un sogno velleitario. E ciò per le contraddizioni che reca al suo interno, non ultima la corrente di dissenso che monta a sinistra, nel partito e tra la tradizionale base sociale del Pd. Il partito renziano potrebbe insomma fare la fine del rospo delle fiabe, che si gonfia a dismisura, per  poi esplodere, alla prima difficoltà.Ma non è questo il punto. Il punto è che il progetto renziano è oggi favorito dall'atteggiamento rinunciatario del centrodestra. Non risultano ad esempio  pervenute, al di là della scontata polemica  su questo o quel punto, proposte alternative e di ampio respiro alla legge di stabilità varata dal governo. E dire che gli argomenti  non mancherebbero, a partire dagli effetti potenzialmente nefasti del  (perverso) combinato disposto tra l'anticipo del Tfr in busta paga e la stangata fiscale sui fondi pensione. Al solo scopo di fare cassa e di appesantire (comunque leggermente e comunque con i soldi dei lavoratori) gli stipendi, il governo non esita a danneggiare le pensioni integrative, che rappresentano la speranza previdenziale per le giovani generazioni. E ciò dà la misura della scarsa visione strategica, della povera idea dell'Italia e del suo futuro, che il renzismo trionfante sta oggi dimostrando. Un centrodestra con cultura di governo annuncerebbe una grande battaglia su questo punto. Ma dove la pulsione alla resa da parte del cdx (in particolare di Forza Italia) diventa palese è nella vicenda della legge elettorale. Renzi intende passare dall'Italicum a un provvedimento fatto su misura per il suo Pd a "vocazione maggioritaria".  Il premio di maggioranza verrebbe infatti attribuito, non più alla coalizione bensì alla lista. Ebbene, se l'Ncd ha già dato il suo ok con Alfano, neanche FI sembra contraria. I capigruppo, Brunetta e Romani, hanno posto solo una questione di "metodo" , mentre dall'entourage di Berlusconi filtra una sostanziale approvazione. E' proprio vero, come dicevano gli antichi, che gli dèi accecano quelli che vogliono perdere. Perché consegnare in questo momento tale legge a Renzi , equivale a consegnargli di fatto, e chissà per quanto tempo ancora, le chiavi del Paese.E neanche la fragorosa "opposizione" della Lega  (partito che tutti i sondaggi designano in crescita) può impensierire Renzi. Anzi. Proprio la recente manifestazione anti-immigrati di Milano dimostra che l'obiettivo del Carroccio è quello della protesta sterile, che non si trasformerà mai in cultura di governo. Xenofobia e anti-Europa sono oggi il mix perfetto per rimanere in eterno all'opposizione. Così, per la gioia del leader Pd, assisteremo - come già peraltro stiamo assistendo - all'"epica" sfida tra Salvini e Grillo per conquistare il cuore dell'Italia più impaurita e rancorosa.Se non cambia qualcosa, se il centrodestra nel suo insieme (e la destra in particolare) non ritrovano il gusto di tornare a essere trainanti per l'Italia politica, la voglia di riconquistare i ceti perduti e gli elettori delusi, il desiderio di essere credibile forza di governo, se non accade tutto questo, il renzismo colorerà a lungo il nostro futuro. Chi non si rassegna a una simile prospettiva deve  dirlo oggi con chiarezza. E a voce alta. 

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