mercoledì 15 ottobre 2014

Dal Nomos della terra al Nomos della curva

di Aldo Di Lello
Con tutti i guai che abbiamo, ci mancava solo assistere al trionfo di Genny 'a carogna, che per 45 minuti ha tenuto in ostaggio uno stadio, una finale di Coppa Italia, l'intero calcio italiano, i responsabili della sicurezza dell'Olimpico e chi più ne ha più ne metta. Ci mancava solo quel gesto plateale da capo tribù, che indossava una T-Shirt inneggiante all'assassino di un poliziotto, per rendere evidente l'ennesimo scivolone dello Stato, delle autorità calcistiche, della stessa politica. Quarantacinque minuti che non dimenticheremo, conclusi dall'umiliante salva di fischi che ha accompagnato l'esecuzione dell'Inno nazionale cantato da Alessandra Amoroso. Se è vero, come è vero, che il profilo simbolico è un profilo essenziale per la politica, allora non si può fare a meno di concludere che la finale di Coppa Italia, da festa annunciata, s'è trasformata in una Waterloo per il nostro Leviatano, o per quello che ne rimane Oggi si promettono provvedimenti draconiani per tenere fuori i violenti dagli stadi. Propositi certo lodevoli, ma anche rituali, regolarmente riproposti a seguito di ogni grave episodio di violenza. Ma la disfatta di sabato scorso va ben oltre il calcio, che pure va salvato dai ricatti degli ultrà organizzati. E parliamo di un mondo sempre meno "a parte", perché spesso contiguo con gli ambienti criminali e con quelli dell'estremismo. E' la disfatta di uno Stato che non sa risolvere, con la sua autorità, un situazione di emergenza. Poi si può certo discutere sul fatto che c'era in ballo la sicurezza di decine di migliaia di persone e di interi quartieri della capitale. Ma è proprio nell'emergenza che si rivela (o si dovrebbe rivelare) l'autorità dello Stato e prima ancora della politica. Non è una stravaganza citare Carl Schmitt: "Sovrano è colui che decide dello stato di eccezione". E sabato sera, all'Olimpico, non ha "deciso" lo Stato ma Genny 'a carogna. Poi si può e si deve discutere a lungo su cause e rimedi. Speriamo solo che l'umiliazione della finale di Coppa Italia faccia suonare un campanello dall'allarme in molte coscienze. "Ex captivitate salus": anche questa è una, non inappropriata, citazione schmittiana.

Nessun commento:

Posta un commento