di Jessica Pietracatella
Volevo rispondere a quanti, in questi giorni di aspre polemiche, hanno festeggiato e appoggiato la sconfitta delle quote di genere, nella futura legge elettorale. Devo dire che ho fatto molta fatica a nascondere il mio malcontento. E qui vi spiegherò le motivazioni. Intanto le donne, come i giovani e gli anziani, ormai fanno parte degli assenteisti del voto, per ovvie motivazioni: sono le categorie escluse sia dal lavoro , che dalle istituzioni, e dai posti di comando. Ma ne pagano ampiamente le conseguenze. Le donne disoccupate sono al 46%, i giovani al 42%, e non solo restano fuori da lavoro e dai luoghi istituzionali, ma pagano anche il conto più salato per quanto riguarda le mancate riforme e la partecipazione dal basso. Non vengono ascoltati e si presume che delle loro idee, delle loro proposte se ne possa fare a meno. Ovvio che non sarà una legge a cambiare i fattori culturali di un Paese. Ma un Paese come l'Italia, fanalino di coda di una vecchia Europa, non può più permettersi di relegare ai margini discussioni come pari rappresentanza istituzionale e coinvolgimento dei giovani, che sono già di per se dinamici , e delle donne, che in qualche modo reggono sulle spalle i danni di politiche sbagliate. Alcuni articoli ripropongono la questione Donne e Giovani come se da questa dovesse dipendere il superamento delle ideologie nelle azioni di governo, come è accaduto in altri Paesi Europei: sono il volano dell’economia, perché sono i più formati a livello scolastico e perché sono i più dinamici e innovatori. Cosa che l'Italia sconta di più: poco dinamismo , sistema politico decisionale figlio di vecchi retaggi e incapace sia di rinnovarsi che di saper cogliere i cambiamenti epocali. Non è un listino bloccato a creare innovazione, come non bastano solo i volti nuovi: il cambio di marcia sarà quando riusciremo a vedere rappresentate tutte le parti sociali.
Nessun commento:
Posta un commento