mercoledì 15 ottobre 2014

Votare, per chi

di Gianfranco Fini
Con l’avvicinarsi della data delle elezioni europee tanti amici che seguono il sito di Liberadestra mi hanno chiesto per chi votare o mi hanno esplicitato le ragioni delle scelte che compiranno il prossimo 25 maggio. Di certo non vi era la necessità di questo artigianale sondaggio per comprendere quanto sia grande la confusione sotto il cielo del centrodestra, ma fornisce comunque l’occasione per qualche utile considerazione. Innanzitutto sono davvero pochi coloro che sceglieranno una lista in ragione del programma, delle proposte per modificare l’attuale assetto delle istituzioni comunitarie. Con l’eccezione dei fautori della uscita dall’euro, che motivano il loro voto per Fratelli d’Italia e per Forza Italia proprio per l’ostilità più o meno forte di quei partiti verso la moneta unica, tanti amici di Liberadestra annunciano le scelte più diverse con motivazioni relative alla politica nazionale, dall’azione del governo Renzi, alla attuale condizione del partito di Berlusconi, dall’azione di Grillo, all’assenza di una lista di destra meritevole di fiducia…… sono amici che ingrosseranno il crescente numero degli astenuti e delle schede bianche o nulle. Tanti tra loro mi hanno detto “questa volta per la prima volta non vado a votare!” Spero cambino idea e fra qualche riga spiegherò perché devono recarsi alle urne e per chi, se finora hanno sempre votato a destra possono a mio avviso votare. Ma prima va fatta una amara constatazione: numerosi amici che seguono il nostro sito sono tentati dall’idea di votare 5 Stelle “per far saltare il patto Renzi/Berlusconi, per riaprire i giochi, per dar voce al loro disgusto per il degrado della politica e per il ritorno in grande stile della illegalità e della corruzione”. E non pochi sono coloro che, quasi prevedendo la facile obiezione circa la irresponsabilità di una scelta all’insegna del tanto peggio tanto meglio, perché non si può buttare il bambino (l’Italia) con l’acqua sporca (la cattiva politica), candidamente confessano di voler votare Grillo perché tanto le elezioni europee non contano nulla, ma possono mandare un segnale forte e preciso…. C’è davvero da essere preoccupati a fronte di simile tentazione e, con grande nettezza, invito a riflettere, a non commettere un così grave errore di valutazione. Perché mai le elezioni per il parlamento di Strasburgo sono state così importanti come questa volta! E lo sono soprattutto per quegli italiani che vogliono davvero difendere il loro futuro, salvaguardando l’interesse nazionale ma nell’ambito di una rinnovata, e molto diversa dall’attuale, integrazione europea. Se i parlamentari italiani eletti il 25 saranno in maggioranza contrari al rilancio, con nuove regole e nuove strategie, dell’integrazione europea, l’Italia sarà più debole e i nostri connazionali pagheranno un prezzo assai più oneroso di quello pagato fino ad oggi. La dimostrazione più lampante viene dalle diverse conseguenze che avrebbe il successo di chi propone di uscire dall’Euro: il conto per qualche limitato e temporaneo vantaggio per la nostra esportazione lo pagherebbero i lavoratori a reddito fisso e tutti i piccoli risparmiatori, per i quali l’incubo dalla svalutazione a 2 cifre della lira tornerebbe di attualità, riducendo drasticamente il loro potere d’acquisto, con gravi conseguenze sull’economia e sulla coesione sociale del paese. Basta solo questo esempio ( ma ce ne sono altri, come la perdurante assenza di una politica estera e di difesa dell’Unione Europea, emersa anche nella vicenda russo ucraina) per convincersi che le elezioni europee sono davvero importati per il futuro dell’Italia e che di conseguenza si deve votare in base al programma che le liste hanno presentato; è all’idea di Europa che hanno coloro che andranno a Strasburgo a rappresentare l’Italia che bisogna guardare, non alle eventuali conseguenze del voto a Montecitorio o Palazzo Chigi! E’ la ragione per la quale, nell’ambito delle liste che si collocano nel centrodestra, il voto di chi segue le attività della nostra associazione mi auguro non vadano alla Lega, né a Forza Italia né a Fratelli d’Italia. Ai quali voglio ricordare che è davvero senza pudore rispolverare il simbolo di AN e dimenticarne la storia: l’Europa delle Nazioni evoca una prospettiva di maggior integrazione politica del vecchio continente, non regressioni nazionalistiche. Ed è triste osservare che, per alzare una bandierina, Fratelli d’Italia si sia accodata a 5 Stelle e Lega nella sciagurata campagna contro l’euro. Almeno in questo (ma solo in questo!) è stata più oculata, pur nella sua ambiguità, la scelta di Forza Italia, dove Tajani, commissario europeo e ricandidato, parla il linguaggio del PPE mentre gli ultrà berlusconiani strizzano l’occhio, in nome della polemica contro la Merkel, all’antieuropeismo. E qui veniamo al punto nodale della questione: non si può negare che l’UE o cambia davvero o rischia di morire senza lasciare eccessivi rimpianti. Il prossimo quaderno di Liberadestra sarà dedicato proprio a quali strategie e a quali riforme sono indispensabili per le istituzioni comunitarie. Lo presenteremo a giugno proprio perché non abbiamo voluto correre il rischio di annullarlo nella babele della demagogia e della propaganda elettorale. Un dato di fatto da cui partire voglio però metterlo in evidenza fin d’ora, seppur in estrema sintesi: Dopo la bocciatura del Trattato Costituzionale a seguito dei referendum francese e olandese, l’Unione europea è stata governata con il metodo intergovernativo assai più che con quello comunitario. Le decisioni che hanno pesato a volte negativamente sulla vita quotidiana di tanti italiani ed europei sono state prese nei vertici dei capi di stato e di governo assai più che nelle riunioni della Commissione Europea. Per cambiare verso, come ama dire Renzi, serve più Europa, cioè maggiore integrazione, maggiore decisione comunitaria e un ruolo più forte della Commissione e del parlamento europeo o al contrario meno Europa, cioè più poteri decisionali ai governi nazionali? Il bivio è questo. Chi è convinto che occorre più Europa nelle scelte politiche di fondo del Continente (vero antidoto all’invadenza dell’ euro burocrazia e dell’eccesso di regolamenti e direttive) e quindi, per rimanere in tema, pensa che il problema non sia l’euro bensì il fatto che non può funzionare una politica monetaria comune in assenza di politiche economiche e fiscali comuni, non può avere dubbi su come votare. Per gli elettori di centrodestra è naturale scegliere chi si riconosce nel partito popolare europeo e in questo senso il NCD-UDC di Alfano e Cesa è assai più credibile di Forza Italia, per ragioni fin troppo evidenti. Ma c’è anche un’altra scelta che può essere compiuta nel nome di un rinnovato europeismo, critico ma costruttivo, per dare una prospettiva diversa alle future istituzioni di Bruxelles. E’ il voto per Scelta Europea, lista promossa dall’ex premier belga Verhofstadt e che, in estrema e sommaria sintesi possiamo definire liberaldemocratica. E non sarebbe male, visto che si possono dare le preferenze, se chi avrà trovato convincente il mio ragionamento prima di scegliere il simbolo su cui mettere la croce leggerà le liste dei candidati e voterà per chi, oltre ad essere onesto, conosce le complesse dinamiche europee e non vuole andare a Strasburgo solo per continuare una carriera politica. Per fortuna, candidati che hanno questi requisiti ci sono in entrambe le liste.

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