mercoledì 15 ottobre 2014

Le du(r)e battaglie di Daniela

di Elisa Mauro
Ammalarsi è una condizione che genera cambiamenti impensabili in una vita conosciuta da sempre come “normale”. Lo status di malato, di malata, cambia il modo di guardare gli altri e, ancor più spesso, il modo di guardare se stessi. La storia di Daniela Fregosi è una storia identica a tante, che preserva uno schema immutabile nonostante i caratteri della narrazione siano diversi di volta in volta, a seconda che si parli di Daniela o di chiunque altro: da un equilibrio iniziale (la salute) si passa alla sua rottura per mezzo della malattia (il cancro), fino alle peripezie di ogni storia individuale e il cui avvicendarsi potrebbe permette un finale lieto con il ristabilimento dell’equilibrio. Daniela ha un tumore al seno. Essendo una lavoratrice autonoma, il suo caso, e quello di tanti altri, rappresenta una condizione speciale che non le permette di ricevere tutele e ammortizzatori sociali spettanti a qualsiasi lavoratore dipendente. Capita in Italia che Daniela, che mille Daniele, si ritrovino malate, eppure così forti da condurre un’altra battaglia, a parte la prima che le vede schierate contro la malattia, e che riconosce le sue armi nella forzata disobbedienza fiscale, in una petizione (sono oggi oltre 17 mila le firme) e nella volontà di vedersi applicare i principi costituzionali che valgono per ogni genere, per ogni categoria, per ogni lavoratore. Daniela chiede per sé e per tanti la sicurezza di cadere un giorno su morbidi ammortizzatori sociali, di ricevere un paracadute, un’assicurazione privata che possa essere accessibile a coloro che non riescono a sostenerne i costi così elevati. L’Inps è obbligatoria per tutti, anche per i lavoratori autonomi. La sua aliquota è cresciuta negli anni e nella condizione speciale di Daniela è al 27,72% con il rischio concreto che arrivi al 33%. Le tasse sono così alte che non le permettono di assicurarsi più di cinque giorni di mastectomia. Dilazionando o alleggerendo la tassazione, oppure, proponiamo noi, pur restando essa stessa inalterata, ma destinandone una quota alla costituzione di una cassa fissa che garantisca solidi ammortizzatori, ovvero concedendo un credito d’imposta, si dà avvio alla tutela di ogni lavoratore. Occuparsi di lui è occuparsi dello Stato, dandogli in concreto la possibilità di ristabilirsi, di curarsi e di ricominciare a lavorare, sostenendo se stesso e la fiscalità generale. Nel tragico ping-pong che vede schierate le possibilità estreme di pagare le cure o di pagare le tasse, un lavoratore come Daniela, nel suo stato, al margine delle sue dure lotte (il cancro e la mancanza di tutele), rischia di bruciarsi un mercato, di fallire, di vedersi mancare il lavoro, per ciò che la rende di certo diversamente in grado di acquisire nuovi bacini di utenza e nuovi standard professionali. Cosa possiamo fare? Ben poco, ma quel poco che possiamo fare è contribuire ad affittire le fila di questo esercito che silenziosamente combatte le sue battaglie quotidiane a difesa di quei diritti che oltre ad appartenere a Daniela, appartengono a tutti noi. E’ possibile firmare la petizione a questo link: http://tumoreseno.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento