mercoledì 15 ottobre 2014

“Lui” robot

di Angelo Romano
Era il marzo del 1942. Il ventiduenne Isac Asimov pubblicava sul mensile di fantascienza “Astounding” (vedi la specifica copertina) il racconto “Circonda” (Runaround) - poi inglobato nell’antologia “Io robot” - nel quale erano formulate, per la prima volta, le tre leggi dei robot: 1 Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. 2 Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge. 3 Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge. Nel 1985, nel romanzo “I robot e l’Impero”, Asimov introdusse una quarta legge, la zero: Un robot non può recare danno all'umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l'umanità riceva danno. Molti dei romanzi di fantascienza di Asimov si basano sulle contraddizioni interpretative ed applicative di tali leggi che regolano rapporti di fantasia tra personaggi scaturiti da un’intelligenza visionaria. Dopo settant’anni i problemi della “roboetica” o “etica delle macchine” e delle norme necessarie per regolare le crescenti interazioni robot – umani sono diventati reali ed urgenti, tanto che i Paesi più avanzati stanno studiando le soluzioni più idonee e mettendo a punto nuovi strumenti normativi. Le linee guida sulla roboetica sono state adottate nel corso di numerosi eventi internazionali, il primo simposio internazionale si svolse a Sanremo nel 2004. Gli Stati Uniti hanno iniziato ad emanare leggi e regolamenti specifici spinti dalla crescente presenza di automi negli ospedali come nelle fabbriche. L’Unione Europea ha finanziato, con circa due milioni di dollari, il progetto “Robotlaw” volto a determinare linee guida etiche e legali. Il progetto è coordinato dall’Università Sant’Anna di Pisa. La Corea del Sud ha affidato al Ministero dell’Economia della Conoscenza (MKE) la supervisione su leggi e regolamenti nel campo della robotica. In Giappone la popolazione chiede elevati livelli di sicurezza per le nuove tecnologie. Solo la Cina non mostra particolare interesse al problema, con una popolazione di 1,4 miliardi di persone non avrà bisogno, nel medio termine, di ricorrere ai robot di servizio, ma non potrà eludere il problema a lungo perché il lavoro di sostituzione arriverà anche lì e creerà molti problemi sociali. La sfida per la politica è ardua e complessa, i problemi da normare sono multidimensionali ed abbracciano una pluralità di ambiti: dall’etica alla difesa, dalla psicologia alla privacy, dal diritto civile e penale a quello delle assicurazioni, dalla normativa sul lavoro a quella industriale e robotica, da quella automobilistica a quella del volo aereo e dei trasporti, dalle norme sulle costruzioni a quelle della protezione civile. Per comprendere la complessità della sfida basti pensare che già sono in produzione o in fase di prototipazione avanzata robot a quattro zampe capaci di portare carichi su terreni accidentati o capaci di correre come giaguari a 30 miglia all’ora, robot capaci di arrampicarsi sui muri o sugli alberi, capaci di saltare fino a tre metri, robot a forma di serpente in grado di incunearsi in qualunque pertugio, persino sott’acqua, automi che imitano le capacità di una particolare lucertola in grado di sprofondarsi nella sabbia in meno di un secondo, elicotteri e aerei e automobili senza pilota per il trasporto di merci e passeggeri, sistemi edili capaci di costruire strutture complesse in cemento, comprese le case, robot di servizio, già attivi in molti ospedali americani, addetti alla distribuzione dei pasti, della biancheria, dei farmaci, mobili robotizzati capaci di auto-assemblarsi, robot umanoidi idonei a superare qualunque ostacolo ed a svolgere lavori complessi, come gli Atlas, forniti lo scorso anno al governo americano dalla Boston Dynamics (guardare i video su: www.bostondynamics.com). Per non parlare dei robot biomedici, degli esoscheletri, dei nanorobot, della domotica, dei materiali intelligenti, degli automi organici. Tutte queste nuove “presenze” interagiranno sempre più con gli umani e creeranno nuove problematiche normative ed etiche. Se un auto intelligente con sistema di frenata automatica provoca un incidente a catena di chi è la responsabilità? Se una mitragliatrice sentinella in grado di sparare da sola - le ha installate Israele e, per ora sono sotto controllo umano perché non ancora legali – uccide un amico e non un nemico come ci si regola? Se la tecnologia si ribella, invece di risolverci i problemi, li produce mettendo in pericolo i diritti fondamentali della persona, chi paga il conto? Di chi è la colpa? L’università Sant’Anna di Pisa lavora con ingegneri, giuristi e filosofi interrogandosi su questi temi, cercando di creare un libro bianco nel nome di “RoboLaw”. La scuola superiore pisana coordina un progetto internazionale in collaborazione con altre università. Ai robot bisogna trovare uno status legale, bisognerà — e quando e come — riconoscerli come soggetti giuridici? Queste macchine che aiutano gli uomini, questi sofisticati cervelli elettronici che camminano, evitano gli ostacoli, trovano indirizzi possono entrare in conflitto con il diritto alla privacy o altre norme che regolano la vita di tutti i giorni. «Per mettere in strada Dustbot, il robot che a Peccioli, nel centro storico per due mesi andava, su richiesta, davanti alle case per raccogliere i sacchi della spazzatura — spiega Pericle Salvini, della Sant’Anna — abbiamo dovuto creare una cartellonistica stradale apposita per avvertire che in determinati luoghi e traiettorie i passanti avrebbero potuto incrociare la macchina». Certo il codice della strada non prevede l’entità robot: «Cos’è un robot in strada dal momento che non può essere un veicolo — prosegue Salvini — perché un veicolo è per definizione “una macchina condotta dall’uomo”?». Di pari passo che i robot aumenteranno di numero, capacità e intelligenza, le questioni etiche e legali diventeranno sempre più complesse. Alcune già emergono, come le responsabilità personali derivanti dall'uso di robot di assistenza domiciliare, le responsabilità derivanti da malfunzionamenti, l’incremento dei danni per uso improprio di esoscheletri, le problematiche di privacy, quelle assicurative e quelle dei costruttori di robot. Alcune applicazioni saranno vietate dalla legge? La ISO ha sviluppato gli standard di sicurezza per i robot, tra cui la lungimirante ISO 13482, che definisce gli standard di sicurezza per i robot utilizzati nella cura personale, ma senza l’intervento della politica il rispetto di tali standard è affidato soltanto alla diligenza dei costruttori. Qui entra in scena l’etica delle macchine che si occupa delle problematiche legate ai robot e alla loro interazione con l’uomo, gli animali, la società, la natura ed il mondo in generale. Parte dalla classificazione dei robot per poi analizzarne l’aspetto estetico e le risonanze emotive che questo genera sugli uomini - in particolare i robot antropomorfi - e la loro coerenza etico-estetica affinché questa non tragga in inganno l’utilizzatore e non influenzi negativamente i bambini nel caso di accudimento. Analizza casi particolari come quello delle case robot che si trasformeranno sempre più in organismi complessi di accudimento cui si resterà perennemente connessi. Si propone di inquadrare il ruolo dei robot e cosa ne giustifica eticamente la fabbricazione e per quali impieghi ed in particolare come possono aiutarci al meglio ad essere persone. Saranno macchine o collaboratori? Compagni o schiavi? Saranno da considerare beni strumentali nella piena disponibilità dei proprietari o avranno dei loro diritti, in particolare se costruiti con materiali in parte organici? Man mano che si accrescerà la loro autonoma capacità decisionale come evolveranno i profili della responsabilità? Nel caso di protesi corporee estese alla maggior parte di un corpo umano escluso il cervello si tratterà di un soggetto bionico appartenente ad una nuova specie? Scenari complessi per un mondo che cambia sempre più velocemente. È bene che la politica si attrezzi per tempo.

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