mercoledì 15 ottobre 2014

Dove ci porta il voto

di Angelo Romano
Matteo Renzi sfonda in percentuale ma non supera il fatidico muro dei 12 milioni di voti storici della Sinistra. A riprova, l’analisi dei flussi ci dice, che lo shopping tra gli elettori del Centro-destra non ha dato molti frutti quanti ne ha invece prodotti la cannibalizzazione degli alleati: Scelta civica in testa. Lo specifico caso della liquefazione del “partito del Colle” meriterà, più in là nel tempo, un apposito approfondimento. Poco meno della metà degli italiani ha preferito astenersi e non è probabile che siano elettori di Centro-sinistra. L’avanzata di Grillo si è fermata, anche se le punte che ha registrato al Sud devono far riflettere sulla legittima rabbia che vi serpeggia. Scialbo il risultato del Nuovo Centro Destra che deve il superamento di stretta misura del 4% solo all’apporto dell’Udc e non al presunto “effetto governo”, meno che mai al tanto personale politico che milita nelle sue file (61 parlamentari, 85 consiglieri regionali, 7 europarlamentari uscenti), evidentemente tutti “miracolati” e senza autonoma presa sugli elettori. Inesistente Scelta Europea e batosta per le ambizioni di Fratelli d’Italia che, nonostante l’appropriazione del simbolo di Alleanza Nazionale, fiamma compresa, restano a bocca asciutta. La fotocopia sbiadita, di retroguardia e rabberciata di An non paga. Amaro ed irreversibile declino per l’ex Cavaliere. Apprezzabile successo della Lega di Salvini che ha saputo brillantemente superare le difficoltà conseguenti alla gestione del “cerchio magico”. Significativo il fatto che la Lega abbia raccolto quasi l’un per cento al Sud. Questo il quadro emerso dalle elezioni europee. Un quadro che pone molte incognite nazionali e continentali. La prima riguarda il futuro del Centro-destra, mai tanto sgangherato. Berlusconi avrà la responsabilità ed il coraggio di fare un passo di lato per favorire un necessario ricambio e la nascita di un nuovo aggregato di Centro-destra democratico, plurale, forte di un programma innovativo e capace di ridare speranza ai cittadini? Avrà il coraggio di ripartire da dove tutto è cominciato: da Gianfranco Fini? I primi segnali non fanno ben sperare, l’ex Cavaliere si è arroccato sulla immarcescibilità della sua leadership. Eppure, se Renzi riuscirà nel progetto di rendere votabile il PD da un elettore medio di Centrodestra, gli elettori che oggi sono rimasti alla finestra gli consentiranno di restare in sella per il prossimo ventennio. Se poi avesse la fortuna di incrociare la ripresa e di ottenere dall’Europa che gli investimenti non rientrino nel 3% deficit/Pil il ventennio diventerebbe un misero orizzonte. La Lega saprà e vorrà darsi un respiro nazionale autenticamente e non strumentalmente federalista? Quelli di Fratelli d’Italia sono disposti a fare una profonda autocritica e ad ammettere che senza Fini ed armati solo di nostalgie non sono in grado di andare lontano? E Fini vorrebbe rientrare in gioco se sussistessero le condizioni o sarebbe meglio che assumesse un’iniziativa del tutto nuova, visto il vuoto di idee e programmi che regna a destra ed il pericolo incombente di un PD stabilizzato al potere? Renzi, forte del successo, punterà, sia pur dissimulando, alle elezioni politiche per consolidare il controllo del Parlamento e per battere finalmente un Centro-destra in crisi? E Berlusconi, ora che è terzo, accetterà le riforme ipotizzate a partire da quella elettorale? Infine la Merkel, con un Ppe indebolito e tanti euroscettici in campo, saprà essere più flessibile? Vorrà avviare una revisione profonda dell’Unione? La possibile uscita dell’Inghilterra potrebbe facilitare le cose.

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