mercoledì 15 ottobre 2014

I simboli non bastano, a destra servono idee nuove

di Gianfranco Fini
Fa riflettere il modo con cui i dirigenti di Fratelli d'Italia tentano di far risorgere Alleanza Nazionale. Dopo aver furbescamente inserito il simbolo, seppur in formato bonsai, nel loro logo elettorale celebrano questo fine settimana il congresso nazionale a Fiuggi. Mi sembrano bambini cresciuti, e viziati, che vogliono imitare i fratelli maggiori senza capire che le condizioni in cui si trovano sono completamente diverse. Rischiano di far piangere, di rabbia e non certo di commozione, chi venti anni fa era consapevole di quel che stava accadendo a destra. Anche per questo non comprendo come un uomo come La Russa, che nel 1994 c'era e con un ruolo da protagonista, non abbia ricordato a Giorgia Meloni, che all'epoca aveva 17 anni, solo poche verità: 1) A Fiuggi la destra italiana trasformò radicalmente se stessa perché "uscì dalla casa del padre con la certezza di non farvi mai più ritorno". Il documento congressuale è entrato nella storia politica per il suo contenuto, per i valori che faceva propri, l'identità che definiva per il nuovo partito, i programmi che presentava agli italiani. Ne parlarono, spesso con scetticismo, i commentatori di mezzo mondo perché nessuno credeva fossimo capaci di tanto. 2) Tutto fu possibile perché la stragrande maggioranza della classe dirigente dell'epoca (Rauti fu la sola eccezione) capì che il grande successo dei candidati missini nelle amministrative del 1993 imponeva di passare dalla protesta alla proposta, dalla nobile testimonianza ideale alla concreta assunzione di responsabilità, dalla opposizione al sistema alla elaborazione di una cultura di governo. 3) Tanti italiani, anche autorevoli, che mai avevamo fatto politica a destra si unirono a noi per far nascere Alleanza Nazionale. A Fiuggi la destra non cambiò nome, mutò identità e prospettive. Per evidenti ragioni di buon gusto non sta a me chiedere quanto fu importante la leadership dell'epoca. Certo furono determinanti il momento storico, la congiuntura politica. Onestà vuole che si ammetta che non tutto andò poi come avevamo sognato. Ne ho scritto in altra sede (il libro " Il ventennio") e mi sono assunto, traendone le conseguenze, le mie responsabilità. Anche per questo dico ai fratelli d'Italia di smetterla di scimmiottare la storia. Per sopravvivere e superare il 4% alle europee serve loro qualcosa di assai più convincente che una scampagnata semiclandestina a Fiuggi. La storia di AN, di cui anch'essi fanno parte, non merita di ripetersi in farsa. I simboli da soli non bastano. Alla destra servono idee nuove e prospettive credibili in materia di integrazione europea, mercato del lavoro e politiche economiche, welfare, legalità e sicurezza, diritti civili… Soprattutto serve, certamente non ultima per importanza, chiarezza sulle future alleanze. Ancora e ad ogni costo con Berlusconi, perché altrimenti non si entra in Parlamento, oppure il congresso di Fratelli d’Italia indicherà un’altra prospettiva? E qual è, punto di domanda. Senza una risposta era meglio convocare l’assise altrove. Perché il confronto con il passato sarà inevitabilmente impietoso.

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